giovedì 13 novembre 2008

Crostata di pomodoro

Ingredienti
300 gr. di burro
150 gr. di farina
2/3 uova intere
800 gr. circa, di pomodoro in salsa o in latta
100 gr. di pomodorini
2 scalogni
olio, sale, zucchero, q.b.

Spezie
pepe, paprika, ginepro

Erbe aromatiche
Prezzemolo, rosmarino, basilico, maggiorana.

Esecuzione
Si prepara innanzitutto una pasta per la crostata, farina e burro vengono lavorati insieme in modo veloce per fare un impasto omogeneo; se serve ci si può aiutare con un filo d'acqua. Oltre ad un pizzico di sale all'impasto si aggiunge il rosmarino tritato e un poco di maggiorana. L'impasto lo si avvolge attorno ad uno strofinaccio ben infarinato e lo si lascia a risposare nel frigorifero che ne ha bisogno.

A questo punto si può iniziare a preparare il contenuto della crostata, il succo, il sugo, l'essenza; il resto era solo la scatola che ha certo il suo pregio, ma, come è noto, ha una sua funzione solo in quanto esiste un contenuto, ché altrimenti che ce ne facciamo di questa bella scatola di burro, farina ed erbe? Niente!

Procediamo: si prende il pomodoro, se siete nemici assoluti del pomodoro crudo cuocetelo un pochettino con una casseruola sopra il fuoco (ma ricordatevi anche che starà in forno per molto tempo), poi lasciatelo raffreddare lentamente ed aggiungetevi lo scalogno tritato molto sottilmente, un cucchiaio d'olio, il prezzemolo, e, ovviamente il sale che serve. Infine le due/tre uova; il numero di uova dipende da quanto e liquido il vostro contenuto e da quando sono grandi le vostre uova, nel dubbio, secondo me, è meglio abbondare.

Tagliate a fette i pomodorini.

Tirate fuori l'impasto dal frigorifero e stendetelo con un mattarello preparandovi ad adattarlo al vostro stampo (secondo me lo stampo ha da essere rotondo, ma, ovviamente non sta scritto da nessuna parte che non possa essere rettangolare o ellittico o, perché no, triangolare).

Adagiate sull'impasto messo nella teglia, i pomodorini tagliati a fette sino a ricoprire con uno strato abbastanza fitto tutto il piano della teglia, poi versate la salsa di pomodoro con le uova che sono state ovviamente ben amalgamate, aggiungete quindi un ultimo strato di pomodorini tagliati a fette.

Preparate delle strisce di pasta per decorare la crostata. Se avete fatto la pasta senza parmigiano reggiano si possono fare le tradizionali strisce "a pappardella", mentre se avete usato il parmigiano reggiano probabilmente sarà più comodo non combattere con la facilità della pasta a disfarsi e fare delle strisce a forma di grissino.

Siete al punto di infornare, fatelo in un colpo già caldo a non meno di 180/200 gradi. La crostata dovrà cuocere non meno di una quarantina di minuti e il vostro forno dovrà funzionare abbastanza bene nella distribuzione della temperatura per evitare che il fondo della crostata rimanga crudo.

Appena la cottura è finita, secondo me è il momento di spolverizzare il pepe, e, se l’amate, la paprika. Ovviamente è anche il momento di decorare con alcune foglie di basilico lavate che, a contatto con il calore sprigioneranno un profumo che, secondo me, spiega come mai questa pianta ha un nome che ricorda i re.

Ovviamente, quando chiederete alla crostata di pomodoro di riposare per una giornata o più, lei sarà molto felice di aspettare e potrebbe regalarvi un sapore anche migliore che non quello che vi sa dare appena sfornata!


Note storiche e critiche

Questa ricetta viene da un’edizione Mondadori dei romanzi brevi di Stout con protagonista Nero Wolfe. Qui potete forse vedere di che libro si tratta.

Questa ricetta era inserita alla fine del libro con alcune variazioni. Nel corso degli anni è divenuto patrimonio familiare e per molte estati ha accompagnato i ritorni dal mare.

Ricordo che a Torre Salsa si tornava verso le quattro del pomeriggio e spesso solo perché era finita l’acqua. E allora accadeva che dal frigorifero emergesse questa crostata (intonsa o già assaggiata). La si mangiava mentre il calore la scaldava e liberava tutti i profumi che il freddo come una coperta aveva nascosto.

Il sapore sapeva essere persistente nella bocca e il pomodoro, lo si sa, si sposa con l’estate in modo così eccelso da funzionare anche d’inverno per ricordare il sole e le sere ancora calde che abbiamo passato appoggiati a ringhiere, umane o metalliche.

L’aggiunta del parmigiano reggiano nell’impasto mi è stata suggerita da una rivista di cucina letta quest’estate (agosto 2008) a Mondello.